Convegno: «Famiglie di Cuore»

«Save the date» è una moderna espressione per indicare una data significativa, nel nostro caso per la trattazione di un argomento che ci sta particolarmente “a cuore”, ovvero l’affido familiare. La data è quella di venerdì 13 dicembre al Palazzo comunale di Formia alle 19. Il Comune di Formia, patrocinante dell’evento, ospiterà nella sala Ribaud personalità e sensibilità di volenterosi che da anni si occupano di affido e, nelle rispettive competenze ed esperienze, esporranno sia le caratteristiche sia le criticità che l’impegno e la bellezza che questo difficile tema richiede, soprattutto la sua comprensione e quanto sia importante e urgente che una formazione di una rete sociale di famiglie e competenze si costituisca, si allarghi e si irrobustisca sempre di più.

Dopo i saluti istituzionali da parte dell’Arcivescovo di Gaeta Luigi Vari e del Sindaco di Formia Gianluca Taddeo, seguiranno gli interventi delle cofondatrici dell’associazione “M’aMa – dalla parte dei bambini” Emilia Russo, legale dell’associazione e di Karin Falconi, mediatrice familiare, che avranno modo di raccontare la realtà dell’affido dal punto di vista giuridicoprogettuale e dal punto di vista emotivorelazionale. La sala Ribaud ospita spesso eventi culturali e sociali di rilievo e la sensibilità del Sindaco danno all’affido la visibilità che il tema necessita in collaborazione con l’Ufficio di pastorale familiare dell’Arcidiocesi di Gaeta che in questi anni se n’è fatto parte attiva.

Già il titolo “Famiglie di Cuore” fa intuire quali siano le caratteristiche e gli auspici che il convegno si propone, ovvero dare significato e consistenza alla parola “famiglia” nella sua “pluralità”, caratteristica essenziale per una società pacificante capace di suscitare la sensibilità, il cuore delle persone e dei territori che molte volte rimangono nascoste per mancanza di fiducia e di punti di riferimento. Queste sensibilità sono costitutive del nostro essere, si tratta solo di recuperarle, di riattivarle evitando il rischio di chiusura nelle nostre piccole oasi familiari. Il riferimento biblico al libro di Rut è l’esempio di un nucleo che si costituisce al di là dell’appartenenza di sangue. Rut decide di prendere in affido sua suocera per prendersene cura: “…dove andrai tu andrò anch’io” (1,16).

Karin Falconi, vicepresidente dell’associazione M’aMa, a pochi giorni dal convegno, ricorda come «in Italia il percorso dell’affido purtroppo sia ancora conosciuto da pochi, anche se praticabile da tutti: coppie sposate e no, con o senza figli, persone singole. L’unico requisito richiesto è la consapevolezza della scelta maturata anche grazie alla partecipazione ad un percorso formativo sull’affido che la famiglia deve fare presso i propri Servizi sociali di riferimento (condizione sine qua non per poter accogliere il minore). L’istituto giuridico dell’affido nel nostro Paese non riesce ancora ad affermarsi come prassi positiva sul territorio, nonostante questa pratica virtuosa comporti enormi risparmi per le casse comunali dell’amministrazione pubblica (attestati intorno all’80-90%): un minore in carico ad una comunità educativa ha un costo giornaliero che grava sulle spese pubbliche di circa 80-100 euro al giorno (minimo), mentre il contributo previsto alla famiglia affidataria in media – secondo cifre variabili in base alle disponibilità economiche delle amministrazioni comunali e alle ore durante le quali il minore è in affido – è di circa 200-400 euro al mese. Non dobbiamo dimenticare tra l’altro che ci sono diverse tipologie di affido cui ci si può aprire: da quella residenziale a quella diurna».

Oggi, secondo i dati raccolti nel 2022 dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, in Italia sono circa 30mila i minori che crescono fuori dalla propria famiglia di origine, metà di questi sono in comunità educative, i restanti in famiglie affidatarie. Volendo indicare in sintesi gli obiettivi che il convegno si prefigge ovvero affido familiare, accoglienza e politiche per la famiglia, possiamo sottolineare alcuni punti ineludibili: l’importanza della formazione per i soggetti (coppie, famiglie, single) che si propongono per un affido; l’istituzione certificata presso il comune di residenza di un albo di famiglie affidatarie; la costituzione di una rete sociale (enti, famiglie e associazioni) costantemente in dialogo.

Il nostro territorio deve rinascere da questo punto di vista, sensibilizzando e formando più famiglie possibili perché diventino reali risorse per un sempre maggior numero di minori in attesa di famiglia. L’affido intra ed etero familiare può rappresentare un vero e concreto cambiamento di vita, un punto di riferimento solido e sicuro, per un minore la cui famiglia biologica sta attraversando un periodo di fragilità.

Tina Tortora,
equipe di pastorale familiare

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