Lettera Pastorale 2023-2024 dell’arcivescovo Luigi Vari

“Pescatori di Luce – Signore, insegnaci a pregare”.

“Siamo in un periodo della vita della Chiesa pieno di domande e, anche se inconfessata, quella che si affaccia sempre dietro a tutte le altre è: che cosa dobbiamo fare per riavvicinare i lontani; dialogare con tutti; riconciliarci con quanti abbiamo giudicato; ritrovare i giovani… e tante altre questioni che sono emerse in questo tempo. In genere chi si fa una domanda lo può fare o con la malizia di chi non ha nessun interesse alla risposta, oppure, e spero sia il nostro caso, con la sincerità di chi cerca risposte. La sincerità di cercare si esprime nel camminare insieme e rispettare il passo, i pensieri, la fede di chi condivide lo stesso cammino. Si ripete la condizione di Emmaus, che è una pagina in cui si racconta una conversazione fatta di domande, risposte, desiderio, invito, condivisione e rivelazione. Pagina che si conclude con il fuoco che torna a bruciare dentro, un’energia nuova che spinge a ritornare sui propri passi e ripercorrere la stessa strada, ma non più come chi non sa dove andare, ma orientati ormai dalla certezza della Resurrezione.

La novità di questa esperienza sinodale sta proprio nella scoperta che la comunità cristiana condivide la strada con tutti gli altri fratelli e sorelle nella fede e di tanti uomini e donne di buona volontà, senza dover trovare risposte e soluzioni a tutti i problemi. Abbiamo imparato dalle esperienze di tutti. Abbiamo imparato che le nostre comunità a molti, soprattutto ai giovani, appaiono chiuse e distanti e non sufficientemente accoglienti. Ascoltare a volte fa male, ma è importante farlo per essere migliori. Abbiamo imparato o, meglio, preso coscienza della difficoltà di comunicare fra di noi e con quelli oltre noi. Abbiamo imparato che è difficile smontare i pregiudizi che molti nutrono nei confronti della Chiesa. Abbiamo anche imparato a guardare con attenzione i fenomeni che caratterizzano questa generazione, a prenderli sul serio.

Nessuno più ignora la forza dei social che possono essere talmente invasivi da modificare la percezione delle cose e indurre comportamenti violenti e autolesionisti. Nessuno può più cavarsela solo con qualche battuta o alzata di spalle. I social per molti, che non hanno gli strumenti e le informazioni sufficienti a un esercizio della critica, sono fonte di convinzioni, di opinioni, di giudizio. Questo non è un problema solo per la comunità cristiana, ma per tutta la comunità umana.

Oggi si afferma prepotente l’Intelligenza Artificiale (AI) con tutta la sua potenzialità sia positiva che negativa. La sfida è quella di contribuire perché essa possa aiutare il cammino dell’uomo. Gli studi sull’AI indicano come nei prossimi anni tutto ciò che è creativo e non ripetitivo non avrà da temere da questa nuova frontiera tecnologica. In maniera un po’ grossolana un’AI potrebbe fare un ottimo discorso religioso, come già fa, ma non potrà fare un accompagnamento di fede. Quello che rende una opportunità e non un pericolo l’AI è la formazione della persona e la creatività. I social e l’Intelligenza Artificiale sono una grande risorsa – oltre che un rischio – per la testa e non per le mani; questo costringe a usare la testa, a pensare, che è molto simile al credere.

Tutto quello che abbiamo ascoltato, un territorio con delle criticità importanti, una società in cui è fragile la speranza, tutte le cronache che raccontano di risse, del mercato della droga, di episodi di intimidazione, di delinquenza diffusa,  corruzione, traffici inconfessabili, diventa una colonna sonora a cui ci si abitua se non fa emergere un pensiero credente che non contempla la resa e l’indifferenza”.

Di seguito il testo integrale della lettera pastorale.

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