Il messaggio che mons. Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta ha scritto ai fedeli attraverso la pagina diocesana di Avvenire Lazio Sette:
Nel Vangelo che si legge la notte di Pasqua di quest’anno entrano in scena tre donne, Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome. Molte cose sono state dette su di loro e molte belle riflessioni sul fatto che le prime testimoni della resurrezione fossero delle donne, anche se questo primato tende a essere confinato in questi racconti evangelici, quasi come un’eccezione, quasi come una stravaganza di Dio.
Se stiamo ancora a discutere di dignità delle donne e delle violenze che subiscono e del loro diritto è un po’ anche perché esse non sono state fatte mai uscire da questa scena evangelica e da quelle altre simili a questa.
Oltre questo colpisce nel vangelo di Marco alcune informazioni che dà, la prima che queste donne, appena passato il Sabato, comprarono degli oli aromatici.
Appena possono cioè si preoccupano di fare qualcosa per il loro maestro, non possono sconfiggere la morte, ma possono limitarne l’offesa sul suo corpo, cercare di coprire l’odore della morte e lo fanno.
L’attenzione dell’evangelista lascia la tomba, evita di descrivere i sentimenti dei discepoli e di Maria in queste ore tragiche, sfuma cioè il centro della scena e segue le donne al mercato di Gerusalemme, occupate a fare quello che possono.
Per chi cerca sempre di stare dove le cose accadono o per lo meno di essere spettatore privilegiato, la scelta di Marco di seguire queste tre donne sorprende e va notato che nella brevità del racconto della resurrezione le loro azioni e i loro pensieri occupano la metà del testo.
Le loro azioni come i loro pensieri sono normali, si chiedono come faranno a entrare nel sepolcro appena vi giungeranno, pensano che in qualche modo faranno. Arrivano o osservano la pietra rotolata via ed entrano.
Una sequenza di azioni normali.
Solo la vista del giovane vestito di una veste bianca scatena in loro un sentimento alle quali non erano pronte, quello della paura di trovarsi di fronte a qualcosa molto più grande di loro.
Loro, però fanno parte di questa grandezza, ne sono il preludio facendo quello che possono fare in modo pratico e semplice così che il lettore pensa che anche lui se fosse stato al loro posto si avrebbe potuto fare lo stesso.
Possiamo imparare da esse a essere un preludio di resurrezione, a rendere possibile la resurrezione, riprendendo fiducia in quello che facciamo per quanto ci sembri poco; ci rendiamo conto che l’evangelista decidendo di seguire le donne nel loro fare, interpreta lo sguardo di Dio che quando ci occupiamo di fare qualcosa contro la morte ci segue anche in mezzo al mercato di Gerusalemme e attraverso di noi prepara i testimoni della resurrezione. Ci incoraggia tutto questo soprattutto nel tempo in cui la frase del Vangelo che sembra più dimenticata è quella che chiede di fare il bene senza scalpore.